(Firenze 1424 - Pratovecchio 1498) umanista italiano. Insegnante allo Studio fiorentino dal 1458 e maestro del Magnifico, di Ficino e di Poliziano, in gioventù si provò nella poesia (Xandra, 1443-58), per dedicarsi poi a studi filosofici e letterari, impostati con una angolazione soprattutto stilistica e retorica che lo estraniò dai nuovi sviluppi della filologia. La sua opera più interessante sono le Disputationes Camaldulenses (1472-73), dialoghi in quattro libri che, dopo aver svolto i temi della vita contemplativa e attiva e del sommo bene, propongono una lettura allegorica dell’Eneide. Altre opere di L. sono il De anima (1471), un volgarizzamento della Naturalis historia di Plinio (1476) e importanti commenti latini a Orazio (1482) e a Virgilio (1488). Sostenitore del volgare e della cultura che in esso si esprimeva, nel Comento sopra la Comedia (1481), che godette di vasta fortuna editoriale per tutto il Cinquecento, rivendicò la centralità linguistica e culturale di Firenze e il primato di Dante all’interno della nuova tradizione letteraria.